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presa al volo / n°65

fedelok

 presa al volo / n°65 - 28.09.20

  

ecco, figli. È proprio la stessa cosa.

 

 

È una roba lunghetta.

Parla di tregue olimpiche, Benedetto Croce, Antonio Gramsci, education, Treviso e soprattutto, per me, di bellezza di molte persone.
Ecco.

- Sapete? Benedetta, Tommaso e Rebecca...nella culla della nostra civiltà - l’antica Grecia - si interrompevano le guerre per tutta la durata delle Olimpiadi. Lo si fa, forse con meno precisione e zelo, anche oggi.
- E perché?
- Perché era una roba sacra.
- Vabbè, cazzate degli dèi immaginari.
- No! Civiltà. Sì lo so che sport sembra far rima con performance, salute, notorietà e, ultimamente, schei. Ma non è lì il tesoro degli Achei. È da tutta un’altra parte. Il tesoro dei millenni e delle civiltà: nella cultura.
- Cazzo dici, padre?
- Perché voi davvero pensate che giocare a ping pong o a calcio o a basket o a volley, lancio del peso, tiro con l’arco...oppure a tennis o a rugby o che fare judo o nuotare o praticare qualunque altro sport non c’entri con la Cultura?
- Non c’entra.
- Vabbè. Siete crociani.
- Eh?
- Ma davvero siete figli miei?
- Chiedilo alla mamma.
- Meglio di no.
- Comunque: crociani perché?
- Allora: Benedetto Croce, un vero gigante della Filosofia mondiale, purtroppo nella sua Storia d’Europa nel secolo decimonono (1932), definì lo Sport un vero e proprio «traviamento dello spirito».
- E quindi?
- E quindi voi tre stronzetti a scuola avete fatto un’oretta di “educazione fisica”. E credo che tra l’altro non la consideraste una materia fondamentale.
- Infatti.
- Da noi, in Italia, lo hanno preso sul serio, Croce. Diversamente da altri Paesi. Dove lo Sport è una roba fondante dell’educazione e della cittadinanza. Si fa principalmente a Scuola. Tanto.
- Vabbè...si gioca.
- No! Non è gioco, performance, divertimento, salute...cioè...sì. Ma non solo questo. Molto di più. Pensate che Antonio Gramsci scrisse un articolo, Il football e lo scopone, - apparso il 16 agosto del 1918 su «L’Avanti» di Torino- in cui riflette sui concetti di libertà e di democrazia nel confronto/scontro tra le due passioni di allora degli italiani, il gioco del calcio e quello delle carte. Leggetelo.
- Che palle. Ma perché ‘sta predica?
- Perché ho degli amici a Treviso che stanno facendo una cosa bellissima.
- Cosa?
- Danno “borse di sport”.
- Cioè?
- Presente il Covid?
- Cavolo!
- Bene. Vi hanno riaperto scuola e università?
- Certo, era ora!
- Infatti c’è enfasi su questo. E giustamente. Ma voi tre stronzetti dove siete stati educati?
- Dalla famiglia.
- Ok. E poi?
- Dalla scuola.
- E poi?
- Boh...
- Ecco: da quelle miriadi di società sportive, di qualunque sport si tratti, che vi hanno insegnato rispetto delle regole e lealtà e impegno totale (perché se non avesse vinto Croce l’avrebbero fatto a scuola), oltre che farvi divertire ed insegnarvi a considerare “vittoria e sconfitta come uguali impostori” (e questo è Kipling, ignoranti!). Ma della faticosa riapertura di questa terza gamba della vostra educazione non si parla così tanto. Eppure sono indispensabili.
- Ok. Ma loro lo sanno -intendo, le società sportive - l’importanza culturale che hanno?
- A Treviso pare di sì. Infatti vogliono dare le borse di sport.
- Ma io so di borse di studio.
- È la stessa cosa, no?
- Cavolo. È vero.
- Ecco, figli. È proprio la stessa cosa.

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Alberto Fedel – È Socio fondatore di Newton S.P.A., una delle più importanti società di formazione ed eventi presenti in Italia. Dal 1988 svolge attività di consulenza e formazione per le maggiori aziende dei più diversi settori industriali e di servizi. È autore di numerosi testi di letteratura manageriale.

 

 

 

 

 

presa al volo / n°64

damico presa 64

 presa al volo / n°64 - 21.06.20

  

addio a un amico inconsapevole

 

A 76 anni se n'è andato, lo scorso venerdì, Alberto D'Amico.

Alla maggior parte di noi è naturale che la sua morte, a Cuba, possa essere passata inosservata, ma a più di qualcuno, della Tarvisium di molti anni fa, la notizia ha portato un velo di tristezza nel cuore.
Ad Alberto, cantautore veneziano che nei primi anni 70 pubblicò l'album "Ariva i barbari", rubammo (senza evidentemente informarlo) le arie di alcune delle sue più belle canzoni e ne modificammo i contenuti ad uso e consumo delle nostre rugbistiche necessità e le cantammo interminabilmente. Ascoltammo quei suoi particolari racconti in forma di canzone, quasi degli affreschi di una Venezia diversa e invisibile e ce li cucimmo, riadattati, addosso. E solo Dio sa quanto ci furono utili per creare quello speciale spirito di aggregazione che definì in quell'epoca lontana la nostra "singolarità"!

Qualche anno fa, quando grazie all'amicizia di Ricky Bizzarro decidemmo di musicare adeguatamente quelle magnifiche strofe, ci trovammo nella necessità di chiedergli finalmente l'autorizzazione di pubblicare le sue "arie" e lui, molto generosamente e senza conoscerci, lo fece. Pubblicammo col suo nullaosta il nostro cd di canzoni "Na roba fata bén!"

Cosi, se qualche volta ci ritroveremo a risentire o a ricantare "ariva Nata" e "Tarvisium co e maje rosse" crediamo che un pensiero gentile possa raggiungere questo nostro inconsapevole amico, che senza sapere nulla di noi ci ha spinto in avanti e idealmente ringraziarlo.

grazie Alberto

 

Gibe

 

 

 

 

 

presa al volo / n°63

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 presa al volo / n°63 - 06.06.20

 

6 giugno 2010 a Firenze in una caldissima (in tutti i sensi) giornata battendo per 9-8 il Rugby Noceto La Ruggers Tarvisium si aggiudicava la Coppa Mario Lodigiani, e dopo 26 anni tornava a conquistare un Titolo Nazionale Giovanile, il sesto.


Fu il meritatissimo successo di una squadra ricca di talenti e personalità ma soprattutto da un gruppo affittatissimo e determinato, che Rinaldo “Bufo” Bonato (con l’aiuto di “Lelon” Favotto e tirata “a baìn” fisicamente dal “marine” Fabio Colbertaldo) seppe tenere motivata e coi piedi ben saldi per terra per tutta la stagione.
Fu una stagione tiratissima sin dalla fase regionale col testa a testa a 3 con Sandonà e Petrarca ed una emozionante fase di qualificazione nazionale con Viadana, Calvisano e ancora Sandonà (fantastica la vittoria in recupero proprio in riva al Piave) ad aprirci la finale del 6 giugno, vinta di misura a dispetto di un secondo tempo dominato atleticamente e tecnicamente.

Purtroppo l’emergenza sanitaria ha mandato all’aria la festa da tempo programmata, allora non ci resta che ringraziare quel gruppo fantastico che ci ha regalato grandi emozioni: Daniele Cappelleto, Luca Bonato, Lorenzo Papa, Alessandro De Adamo, Giovanni Fagotto, Fabio Amadio, Alessandro Bettiol, Daniel Menuzzo, Marco Piovesan, Tommaso Gatto, Lorenzo Favaro, Simone Conte, Massimo Tonellato, Giacomo Furlan, Enrico Francescato, Denis Pizzinato, Giacomo Lucchetta, Ikenna Offor, Giacomo Catarin, Leone Pantaleoni, Angelo Esposito, Federico Tocanne, Luca Zorzi, Marco Buso, Michele Amaglio, Federico dal Bianco, Matteo Berto.
E lo staff Coach Bonato, vice Favotto, prep Atletico Colbertaldo, massaggiatore “panna” Conte, dirigente Lucchetta.

C’è chi veste la maglia della Nazionale e gioca in Celtic, chi gioca in Eccellenza e chi Serie A con la maglia della Tarvisim, chi ha appeso le scarpette al chiodo, ma sono sempre un solido gruppo si amici uniti da un legame profondo…festeggeremo l’anno prossimo, dieci o undici, che differenza fa?


Avanti Ruggers!

Sergio Amaglio

 

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presa al volo / n°62

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 presa al volo / n°62 - 05.04.20

 

domenica 5 aprile

 

Sono sul terrazzino di casa a godermi il sole, sono 20 gradi di una splendida giornata primaverile. Sotto, il PUT vive una calma innaturale e in altri tempi sconosciuta. Sarebbe quasi piacevole se non fosse una costrizione. Poi penso che bello sarebbe stato andare oggi al nostro campo San Paolo a vedere la prima squadra ricevere il Badia, una sfida sempre tesa. È passato poco più di un mese da quel primo rinvio del campionato preludio alla cancellazione del fine stagione….sembra passato un secolo. Questa è la stagione più bella per giocare a rugby, i campi che cominciano a vedere nuova erba, le temperature miti, i campionati che arrivano al dunque in ogni categoria e inizia il periodo dei tornei del minirugby, le Club House che vivono momenti “di fuoco”.

Invece niente di tutto questo, siamo costretti in casa in un innaturale domicilio forzato e pensi che non è giusto, che sarebbe il momento di cogliere i frutti del lavoro di tutta una stagione. Poi passa un’ambulanza che ti riporta alla dura realtà del momento, ai tanti che soffrono e ai tanti che ci hanno lasciato e alle difficoltà lavorative ed economiche che toccano tutte le famiglie. Ognuno di noi conosce qualcuno che è stato colpito in modo più o meno grave e ognuno di noi conosce qualcuno che a causa di questa maledetta pandemia non c’è più. Allora i sacrifici acquistano tutto il loro senso, capisci che la cosa più importante è uscirne al più presto e che la lista delle nostre priorità è stravolta. Stringiamo tutti i denti aspettando che la bufera passi, i campi da rugby torneranno a verdeggiare e tornerà anche il fango, torneranno touche e mischie e la Tarvisium sarà sempre là ad onorare la maglietta rossa.

Oggi un ragazzo d’oro di nome Simone, personificazione della voglia di vivere avrebbe compiuto 27 anni….ci segue sempre da lassù, un abbraccio a Panna e Antonietta.


Avanti Ruggers!

Sergio Amaglio

 

 

presa al volo / n°61

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 presa al volo / n°61 - 30.03.20

 

una crema!

l'intervista ed il video servizio

 

Ogni volta che mi bevo un caffè, mi penso, questo non è un caffè, è una crema. Come non può non volare il pensiero ogni volta a te, mitico Vincenzo, e adesso che scrivo me vien anca da pianxar, me toca scondarme.
All'inizio, appena arrivato io da foresto al bar ti parlavo in dialetto trevisan, e tu mi rispondevi in dialetto napoletano, e vedevo che con tutti parlavi nel tuo dialetto e vedevo che tutti parlavano con te nel tuo dialetto, e mi chiedevo com'era possibile che nella culla del dialetto veneto, ci fosse una nicchia di trevisani che parlassero napoletano. Beh, che cakkio me lo chiedevo a fare, naturalmente lo parlavano per te mitico Vincenzo, che con il tuo modo di fare e il tuo sorriso, ci facevi sentire sempre a casa, nella tua casa, nella nostra casa Tarvisium, perché anch'io da foresto, mi sono sentito a casa grazie anche al tuo modo di accogliere tutti.
Oltre ad essere persona di grande umanità, volevo ricordarti anche per la tua cultura, ricordo quando facevamo il doposcuola in Tarvisium, che tra le tante cose mi chiedesti se mi ricordavo il volume della sfera, io ti risposi che avevo una memoria di melma, ma che ero bravo a ricavarmela con la logica, ma subito dopo ti risposi, quattro terzi pi greco erre al cubo, e tu mi dissi bravo, e mi raccontasti uno dei tuoi aneddoti su un ingegnere che non la sapeva, mi raccontasti anche che una volta alle elementari imparavate molte più cose di adesso e che i professori erano molto più severi.
Vorrei scrivere tanto altro ancora su di te, ma mi sto pensando che ci sono troppe cose, ringraziarti per essere passato al campo un ultima volta a vedere la U18, ma che sarai lì con noi per sempre, volevo salutarti e ricordarti per la tua grande umanità e generosità, per i tuoi sorrisi, per il tuo mitico dialetto che ci hai insegnato a tutti, e per dirti di preparare in paradiso un ottimo caffè, anzi UNA CREMA!


Ciao Vincé 

Andrea Vivian

 

 

presa al volo / n°60

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 presa al volo / n°60 - 06.12.19

 

Botter Elettrotecnica e Ruggers Tarvisium

Una storia di amicizia

l'intervista ed il video servizio

 

Il rapporto duraturo tra società sportiva e sponsor non è un semplice rapporto “commerciale”: è una storia di feeling, di rapporti interpersonali e condivisioni di valori e passioni.
Incontriamo Andrea e Massimo Botter, titolari di Botter Elettrotecnica di Silea, nonché Flag Sponsor della Ruggers Travisium.


Andrea, come e quando nasce il vostro rapporto con la Ruggers Tarvisium?
Nasce 21 anni fa, quasi casualmente, grazie ad amicizie personali per sostenere una società sportiva che in quel momento era in una fase di “rifondazione” che coincideva con l'allora nuova presidenza di Guido Feletti, durata come sapete una ventina d'anni.

Avevate già avuto contatti col mondo del rugby prima di quel momento?
No, è stata, in quel momento, prevalentemente un'operazione di sostegno all'impegno sportivo di un amico (Fabrizio De Kleva N.d.R.). Anzi ci mettemmo un po' di tempo prima di fare visita al club. Ma quando lo facemmo ci fu la scintilla.

In che senso?
Scoprimmo un mondo fatto di solidarietà, condivisone, mutualità e soprattutto attenzione ai giovani ed allo loro formazione non solo sportiva ma anche educativa. Una sorta di “oratorio laico”. Tanto che il nostro impegno all'inizio si concentrò soprattutto alle giovanili ed al minirugby e, solo in tempi recenti, anche alla prima squadra. Valori da noi profondamente condivisi. Le nostre aziende infatti sono molto attente alla formazione professionale dei giovani, collaborando con gli istituti tecnici (Fermi, Giorgi, Plank, ecc.) con stage e programmi di alternanza scuola lavoro. In più di un'occasione ciò ha dato origine a stabili rapporti di lavoro. Abbiamo avuto qui in Botter anche qualche giocatore della Tarvisium.

Qual è la storia della vostra Azienda?
La Botter Elettrotecnica è un'azienda specializzata nella produzione di trasformatori e macchine elettriche in bassa tensione, e nel tempo è divenuta una delle aziende leader del settore. Nasce nel 1969, curiosamente lo stesso anno della Tarvisium, fondata da nostro papà Renzo, classe '40, tuttora presente in azienda. In realtà è una storia che affonda radici lontane, nel 1943, quando nostro zio Rino, il maggiore di cinque fratelli fondò la prima azienda specializzata nella riparazione e produzione di radio e motori elettrici. Nostro zio, scomparso solo un anno fa, è stato uno dei pionieri della ricostruzione economica e sociale del nostro territorio. Cavaliere della Repubblica, è stato tra i padri fondatori della Confartigianato Trevigiana e già allora si dimostrò molto attendo alla formazione dei giovani. Man mano che crescevano, i fratelli si unirono a lui nella sede inziale a Fiera. Ognuno dei fratelli si prese in carico un ramo di attività dando così origine ad aziende separate. Dall'esigenza di produrre trasformatori per la costruzione di quadri elettrici, settore seguito da nostro padre, nasce nel '69 la nostra azienda.

E Trabo? (Risponde Massimo). Nel 2000 dall'esigenza di ottimizzare i processi produttivi decidemmo di separare i rami d'azienda. A differenza della Botter Elettrotecnica, seguita da Andrea, che segue una produzione con una forte connotazione customer oriented, Trabo invece, che seguo io nella sede di Nerbon, si occupa della fabbricazione di quei prodotti da realizzare in quantità elevata e seriale, con una elevata componente di automazione produttiva. La prima sponsorizzazione della Tarvisium in realtà nacque con Trabo. 

Tornando alla Tarvisium quali sono i punti di contatto alla base del rapporto così duraturo?
Nel tempo ci siamo ovviamente appassionati a questo sport, al gioco e soprattutto solo ai suoi valori; come già detto gli aspetti formativi ed educativi, l'attenzione per i giovani, anche qui nel solco dello zio Rino; ma anche il radicamento nel territorio. Altro valore condiviso da noi, azienda tenacemente e a volte faticosamente legata alla nostra terra, contraria alla delocalizzazione. 

 

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sul nostro canale YouTube Tarvisium

I nostri sponsor aprono le porte alla Tarvisium. 
Siamo andati in Botter Elettrotecnica, per conoscere Renzo il fondatore e i suoi due figli Andrea e Massimo. 
Abbiamo scoperto che i valori che caratterizzano questa azienda e chi la gestisce non sono diversi da quelli della nostra squadra, ed è per questo che siamo felici non solo di averli come sponsor, ma anche di farli conoscere a tutti voi.

Ruggers Tarvisium