presa al volo / n°77
presa al volo / n°77 - 23.04.24
Gli anni felici al campo Milani
Lavoro in via Terraglio, proprio di fronte al Vivaio Barbazza.
Ogni mattina, dopo aver parcheggiato la macchina e prima di entrare in ufficio, lancio un'occhiata a quel vivaio, dove un tempo c’era il Campo Milani. Non riesco a farne a meno.
El campo del simitèro veniva chiamato.
E ogni mattina, attraversando il Terraglio con lo sguardo, riaffiorano alla memoria il vialetto di ghiaia, il cancello di ferro, i pali da rugby sullo sfondo, che mi aspettavano le sere del lunedì, mercoledì, venerdì e poi anche la domenica quando si giocava in casa.
Le bici e i motorini appoggiati al muro dello spogliatoio, il rumore dei tacchetti sul pavimento in cemento e l’odore di olio canforato.
Le docce fredde, le canzoni e le bestemmie.
Sono queste le immagini che mi accompagnano al lavoro, intrecciate alla nostalgia.
Quest’anno ricorrono i 40 anni dallo scudetto che noi della Giovanile del 1984 abbiamo vinto, l’ultimo trionfo della Tarviusium giocando al Milani.
Più si avvicina la data, il 26 maggio prossimo, e più ogni mattina è difficile resistere alla tentazione di lasciare che lo sguardo e i ricordi vadano dall’altra parte del Terraglio.
Probabilmente una mattina di queste attraverserò anche la strada.
A fare cosa? Niente, starò lì a ricordare. Più da vicino.
Per generazioni di rugbysti trevigiani il Milani è un luogo intriso di storia, passione e ricordi, direi addirittura più ricco di ricordi che di fango e di fango ce n’era sempre tantissimo.
Una mattina d’estate del 1988, dei bulldozer in 40 minuti hanno divelto il prato e raso al suolo pali e spogliatoi, cancellando dalle mappe il Campo Milani. La stessa durata del primo tempo di una partita e la nostra casa non c’era più.
A quella squadra di demolizione non è servito neanche il secondo tempo e a noi non ci è stato concesso. Non abbiamo potuto giocarlo e recuperare anche questa partita, come tante volte fatto in campo.
Non ne sapevamo nulla ed è stato uno shock, per tutti. Sembrava impossibile. Ci saremo spostati al San Paolo di Monigo ma ci sarebbero voluti anni prima di sentirlo casa nostra. Anche il fango sembrava diverso.
Scrivo queste righe di mercoledì sera e piove. Negli anni ’80 a quest’ora avrei preso la bicicletta e sarei andato ad allenarmi maledicendo i mercoledì, la pioggia e il rugby.
Questa sera invece darei tutto per poterlo fare ancora una volta.
Mi basterebbe una volta sola.
Con voi.
Pier Bernardi
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