storia 2 . gli esordi
Nel campetto sotto la scarpata del cavalcavia dove si erano trasferiti dopo aver abbandonato la parrocchia e che segnava allora una frontiera non del tutto ideale con la città, il carisma di Natalino disciplinò per settimane la variegata compagnia che nel frattempo si era rinforzata con l’arrivo di nuovi seguaci.
La sfinì di corse estenuanti e muscolari ripetizioni, traslò in un linguaggio comprensibile ed essenziale la complessa organizzazione del gioco, stabilì consegne e compiti rigorosi, stimolò redditizie libertà. E sopra ogni cosa riuscì a far lievitare nei giocatori una grande fiducia sulle loro potenzialità competitive. I risultati delle prime partite del campionato 1969/70 dimostrarono quanto profondamente affidabili fossero le sue previsioni.
La meravigliosa avventura cominciò da Trieste. Lì, dopo aver sospinto la scalcagnata corriera sul pendio imbrinato che saliva al “S. Luigi”, la Tarvisium vinse la prima partita della sua storia; vinse ancora a Udine e molte altre volte. Ma masticò l’amaro della sconfitta contro l’inaffondabile corazzata Petrarchina e mentre i padovani si avviavano gloriosamente alla conquista dello scudetto, i “fioi” di S. Giuseppe maturarono esperienza giocando un’ottima Coppa Primavera. Conclusero a Firenze, battuti in semifinale da una delle compagini capitoline, la lusinghiera annata d’esordio.
Durante quella prima stagione, però, si evidenziò, più presto di quanto si potesse prevedere, un ben più complesso problema di quello inerente alla forza competitiva del team: per quanto ridotti all’indispensabile i costi conseguenti all’attività Federale cominciarono a rivelarsi troppo importanti perché la generosità di Cadamuro fosse sufficiente a sostenerli. Per non perdere alcuni fondamentali contributi egli si trova “costretto” a frequentare il corso arbitri. La circostanza si rivelerà insperatamente fortunata e destinata a tracciare in maniera definitiva il suo personale percorso rugbystico e quello della sua creatura.
Durante lo “stage” ha occasione di conoscere Vittorio Barzan – importantissimo dirigente della Metalcrom vernici, fresca sponsor del rugby Treviso – con cui stringe una solida (e duratura) amicizia, al quale confida la difficile situazione dei ruggers. Illustra all’amico la robustezza del progetto cui aveva dato vita e l’assoluta urgenza di trovare il modo di alimentarlo; lo induce di fatto a considerare i non trascurabili vantaggi che il principale team cittadino avrebbe potuto ricavare aiutando i giovanissimi cugini.
Dopo averli visti giocare questi si convince che la Tarvisium poteva effettivamente costituire una considerevole opportunità, una risorsa da non sprecare, un ottimo vivaio dal quale attingere una numerosa schiera di ottimi giocatori per i quali era facile prevedere un luminoso futuro – che, se si fossero trovati costretti per necessità emigrare altrove sarebbero probabilmente finiti per rinforzare una qualche possibile rivale.
Organizzò quindi l’incontro fondamentale tra Cadamuro e il Cavalier Zanetti proprietario dell’azienda, caldeggiando quel durevole “accordo commerciale” che sarà destinato a illuminare la vita sportiva dei due club per più di un decennio. È giusto e bello ricordare che fu un patto tra veri gentiluomini, sancito da una stretta di mano e onorevolmente rispettato da entrambe le parti.
La Metalcrom si impegnò da quel momento a coprire le spese della Tarvisium e ospitarla per gli allenamenti e per le partite presso il campo “Milani”, l’unica vera struttura rugbystica cittadina e a rispettarne pienamente l’indipendenza organizzativa e gestionale, ottenendo quale contropartita il trasferimento di tutti i suoi giocatori – una volta terminata l’attività giovanile – alle squadre seniores del Treviso.
Manrico Marchetto, il velocissimo ¾ ala che detiene il record di mete segnate in serie A e per la Nazionale maggiore, costituì in tal senso un’eccezione poiché fu l’unico dei nostri giocatori a vestire la casacca biancoazzurra prima di aver compiuto diciannove anni.
Si conteranno in varie decine da allora gli atleti che dopo di lui attraverseranno l’immaginario steccato che separava il “campo culturale” delle due società. Il clima di accesa rivalità agonistica tra le due giovanili, il Metalcrom dea piassa e il Tarvisium dea campagna, contribuì non poco nel costituire un serbatoio di supplementari di motivazioni agonistiche per entrambe, che, nell’intento di prevalere l’una, sull’altra dovettero sensibilmente elevare il livello del loro atteggiamento e delle loro competenze. Chi ha partecipato a quegli scontri epici non può dimenticare la particolare tensione “combattiva” e l’incomparabile energia nervosa che il derby scatenava dentro il cuore e nei muscoli dei giocatori delle due squadre. Molti di quei ragazzi, un tempo avversari, saranno destinati a costituire l’ossatura vertebrale delle formazioni maggiori della serie A trevigiana e in parecchi casi della stessa Nazionale.
Non tutti naturalmente possedevano le caratteristiche necessarie per giocare nella massima serie e, quando decisero di continuare, proseguirono la loro carriera giocando nelle squadre di serie A, B e C delle numerose società della provincia. Molti furono chiamati a prestare il servizio militare –allora obbligatorio nelle squadre della Polizia (le Fiamme Oro, all’epoca in serie A) e dell’Esercito.