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under 10 - 24.05.15

U10 asolo

 

domenica 24 maggio 2015

34° torneo minirugby Gianni Visentin
a Paese

 

Tornati dal Topolino piuttosto soddisfatti dei nostri mini-ruggers (durante il torneo tutte le categorie hanno mostrato i buoni progressi del lavoro di questo lungo anno) ci aspettavamo di veder ribadire, domenica scorsa a Paese, le buone caratteristiche dimostrate in quel week-end. Le cose purtroppo sono andate diversamente. Le under 8,10 e 12, in maniera differente, si sono espresse a un livello inferiore a quanto era naturale prospettarsi. Chi si occupa, come me, da tanto tempo del gioco dei bambini, conosce bene le altalenanti dinamiche che giustificano - perlomeno in parte - queste differenze che, se da un lato devono offrire una seria occasione di riflessione a misura che si cresce di categoria, sulla capacità degli educatori di gestire il "clima psicologico" del gruppo, dall'altro non devono ingenerare troppo rilevanti motivi di sconforto, per quanto legittimi.
È, per così dire, nella loro testa, nelle motivazioni agonistiche e nella capacità di mantenerle costanti e a lungo che si trovano le risposte. Soprattutto a livello di under 12 è nella stanchezza psicofisica motivata dal forte divario fisico atletico che mediamente i ragazzi riscontrano con i loro rivali e che li costringe, per tentare di prevalere, lungo tutto l'arco dell'anno a offrire risposte molto impegnative (soprattutto in termini difensivi) che essi spendono energie mentali che, causa la loro giovane età non sanno ricostituire, ed è abbastanza naturale, a fine stagione, che le piccole falle che i meno "fisici" dei nostri ragazzi cominciano a lasciare sul campo e che i più "strutturati" generalmente e fino a oggi si sono sempre impegnati a richiudere, che la stanchezza fisica e "morale" di questi ultimi improvvisamente si manifesta. Non c'è più nei loro muscoli e nel loro cuore la carica agonistica che li ha sorretti e motivati sin qua. É assolutamente naturale che questo succeda e non deve stupire.

È ovvio che su questo piano - nel contribuire ad alzare in tutti la soglia di sopportazione della fatica e del "sacrificio" - che si deve incentrare buona parte della nostra opera educativa, nel riuscire a trasmettere loro il valore (assoluto) del "combattimento fino alla morte" di questo gioco, in attesa che la natura e una efficace opera motoria e muscolare, compensi l'attuale divario atletico, rendendo un po' meno dispersive le energie che sono oggi costretti a spendere quasi solo difensivamente - (e quindi assolutamente poco gratificanti per un ragazzino, che non ne riconosce l'aspetto "divertente") - per poter competere.
Non vi sono d'altronde, nel nostro caso, alternative percorribili. È su questo obiettivo, per quanto possa in questo momento apparire remoto, che bisogna fondare (e rifondare, continuamente) la nostra e la loro fiducia, con tutti i correttivi e i cambi di rotta necessari, quando è il caso, del nostro lavoro.

Ora a S. Donà! Stiamo loro vicini in questa ultima sfida. Stimoliamo il loro impegno, rimproveriamoli se non lo metteranno in campo, ma poi, comunque vada, alla fine, stringiamoli tutti, dal primo all'ultimo, in un rassicurante e affettuoso abbraccio perché abbiamo un lungo cammino da percorrere insieme, e insieme dovremo cercare di arrivare il più lontano possibile.

Gibe