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n°07 di Adriana Scalise

il popolo ovale

 

Francesco Costantino 

 

Il popolo ovale

Dieci storie di rugby italiano

con le fotografie di Federico Scoppa
e la prefazione di Stefano Bettarello

 

Possibilia editore, 2012

 

 

 

Un libro di facile lettura, che narra con semplicità e schiettezza la storia e la cronaca del rugby italiano, un libro che lascia agli stessi protagonisti la facoltà di raccontarsi, dove per protagonisti non si intendono i giocatori da cover story, ma tutti quei giovani atleti (ed anche non più giovani) che ogni giorno affollano i campi da rugby. E con loro, a pari merito, tutte quelle persone, come allenatori, tecnici, volontari e genitori, che lavorando dietro le quinte contribuiscono a supportare questo sport.

 

 

Da Treviso a Catania, da Catanzaro a Milano, passando per Napoli, Ravenna, e così via, Francesco Costantino traccia - con l'agilità cronachistica che contraddistingue la sua scrittura - una mappa delle Società di rugby, che si sostanzia come un veloce ma inappuntabile manualetto antropologico a carattere sportivo. La configurazione orografica del territorio, il suo assetto politico ed economico, le diverse abitudini e perfino le caratteristiche climatiche, sono tutte peculiarità che confluiscono nel rugby, arricchendolo di valori “locali”.

Francesco Costantino visita le Società, entra nelle Club house, osserva, descrive, interroga, raccoglie testimonianze di prima mano (quelle dei ragazzi sono le più spontanee e divertenti) e traccia il profilo del “personaggio”. Riesce quindi a fare il punto sul passato, a descrivere il presente, lasciandoci presagire le coordinate future di questo sport.

Ed eccoli gli italiani, capaci di innestare nelle loro radicate tradizioni, quel caratteristico spirito britannico tipico del rugby. Ce n'è per tutti. Per i Genovesi: “Lamentosi e insoddisfatti eppure indomabili. Proprio loro che con le montagne alle spalle, non possono far altro che conquistare il mare …”. Per i Milanesi: “Se ce la puoi fare a Milano, ce la puoi fare ovunque ... . Il cielo grigio che fa tanto stereotipo e un insopportabile puzzo di sporco che ti assale sbucando fuori dagli angoli più nascosti”. Ci sono i Briganti di Librino (Catania) belli e solari, questo si. Può anche sembrare strano ma “certamente non si piangono addosso … e sono nemici dell'indifferenza. Di fronte ad una giusta causa sono capaci di un atto di forza. Ma questa è gente che non scappa, al massimo fa scappare. Che è ben diverso”. Ci sono le mille difficoltà dei Catanzaresi; posti di fronte alla illegalità diffusa sul territorio e costretti ad una diaspora continua alla ricerca di un campo dove poter giocare.

L'ultimo pensiero - in realtà il primo in ordine di apparizione nel libro - vola ai Ruggers della Tarvisium (Treviso), dove tra goliardia e scudetti, partendo dal 1969 si arriva ai nostri giorni, tutti indistintamente, attraversati dal “vecio per sempre giovane” Ino Pizzolato. Un nome una garanzia, un punto di riferimento per questa Società dove, e concludiamo con le parole dell'autore: “chi parte è sempre destinato a tornare. Con il figlio, magari. Perché la Tarvisium è anche un susseguirsi di cognomi sempre uguali. Affidare quanto si ha di più importante solo a chi ti ha fatto sentire veramente bene: il concetto è vincente. Come la Tarvisium”.

Adriana Scalise