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n°06 di Adriana Scalise

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Le mete dell'allenatore

Prospettive di psicologia dello sport per l'allenatore di rugby

Flavia Serragatta

 

 

 

A cosa pensi...?

Proseguendo lungo la “disamina trasversale” del gioco del rugby, vi invito alla lettura del libro Le mete dell'allenatore di Flavia Sferragatta. A dispetto del titolo che lo vorrebbe destinato ad un target specifico, il volume si presenta come un prontuario ricco di riflessioni, analisi, consigli, ad appannaggio non solo degli allenatori di rugby, ma di tutti coloro che, a vario titolo, sono coinvolti in attività educative. E cosa ancor più sorprendente, esso si rivela di utile lettura anche per i discenti della disciplina del rugby (… e non solo).

Ricco di esempi metodologici, e corredato di una corposa bibliografia, Le mete dell'allenatore non può certo definirsi un libro propriamente discorsivo: si richiede, pertanto, una lettura attenta e riflessiva. L'elemento cardine, ovvero la “meta” per eccellenza dell'allenatore, consiste nell' aiutare ogni singolo giocatore a raggiungere la “consapevolezza” del gioco. Tuttavia, la strada che conduce alla consapevolezza è lunga e insidiosa, ancorché disseminata da piccole conquiste e soddisfazioni.

 


Il primo step che l'allenatore si trova a compiere in tal senso, consiste nella capacità di riuscire ad instaurare un clima motivazionale orientato alla “competenza” e badate bene, NON orientato alla “prestazione”. Per fugare ogni dubbio sull'apparente contraddizione di questa affermazione, diamo un'occhiata alla tabella, contenente in sintesi i comportamenti che afferiscono all'uno o all'altro clima motivazionale, qui di seguito riportata:

 

Clima motivazionale e comportamento dell'allenatore

 

    Orientamento sulla competenza  Orientamento sulla prestazione

  Il successo è definito in termini di miglioramenti

  individuali e di squadra

 Il successo è definito in base a vittoria e sconfitta      

  L'impegno viene premiato e la cooperazione

  apprezzata

 Vengono valorizzati solo gli atleti più abili
    Tutti sentono di avere un ruolo importante  C'è rivalità all'interno della squadra
    Gli errori sono parte dell'apprendimento  Gli errori vengono puniti

  

Attorno all'asse portante di questi enunciati, molto semplici ma mai ovvi, si snodano le coordinate del modello TARGET di Epstein, il quale consiste in alcune linee guida comportamentali lungo le quali si destreggia l'allenatore per il raggiungimento dei suoi fini (o mete).

 

    Clima orientato sulla competenza   Clima orientato sulla prestazione

 

 Compito   

 task   

 

Attività variate, coinvolgenti, con diversi

livelli di difficoltà.

 

Obiettivi individualizzati e a breve termine.

 

 

Assenza di varietà e scelta.

Allenamenti ripetitivi.

 

Obiettivi decisi dall'allenatore uguali per tutti.

 

 Decisioni
 authority

 

Atleti coinvolti nelle decisioni e nella leadership.

 

Sviluppo di abilità di autogestione e autoverifica.

 

 

Scarsa o nessuna partecipazione

degli atleti alle scelte.

           Riconoscimenti

recognition   

 

Riconoscimento di progressi e

miglioramenti individuali e collettivi.


Accento sul valore della persona.


Uguali opportunità per tutti di ricevere riconoscimenti

 

 

Riconoscimenti basati sul confronto sociale

e dati pubblicamente.

 

Valorizzazione in prevalenza di

risultati migliori.

              Raggruppamenti

grouping

 

Lavoro con gruppi eterogenei e flessibili.


Opportunità di lavorare in gruppo in

modo cooperativo.

 

 

Assenza di lavoro a gruppi o

formazione di gruppi solo

per livello di abilità

   

Valutazione

evaluation

 

Criteri individualizzati per valutare miglioramento e impegno.

 

Promozione dell'autovalutazione.

 

Valutazioni significative fornite anche

in privato.

 

 

Criteri di valutazione basati

sull'essere migliori

degli altri e sulla vittoria.

   

 Tempo   

 time   

 

Opportunità e tempo per migliorare disponibili per tutti.

 

Promozione di organizzazione

autonoma nelle attività.

 

 

Organizzazione standard del tempo,

senza considerazione dei diversi

ritmi di apprendimento.

 

Ai profani come me, che vorranno avventurarsi nella lettura di questo libro, non sfuggirà l'importanza che l'autrice attribuisce “all'approccio positivo”, considerato come il metodo più efficace ad accrescere la “motivazione intrinseca” del giocatore, con la felice conseguenza di migliorarne la prestazione accrescendone il divertimento.

Good / Better / How è la formula che sta alla base del metodo “positivo” (per intendersi quello secondo il quale bisogna evitare di pronunciare la frase con NON DEVI (… fare qualcosa).

Ad esempio:
Buona la prestazione (good); ora prova a prendere l'avversario (better); per farlo controlla la corsa e rallenta qualche metro prima di arrivargli addosso (how).

Per la sua semplicità e per l'energia “positiva” che sottende, esso non necessita di alcun commento.

Mentre fra i tanti modi possibili e necessari al raggiungimento del “traguardo” suggerito dal titolo ce n'è uno in particolare che mi ha colpito, cioè quando l'allenatore ferma il gioco e chiede al giocatore prescelto:

A cosa pensi...? Qual è l'azione che hai appena compiuto...? Quale la prossima che ti accingi a compiere e perché...?

Il libro contiene tanti utili suggerimenti, ma forse un'unica infallibile morale: il lavoro dell'educatore è in continuo divenire, è un work in progress che si sviluppa nel tempo grazie all'apporto degli allievi, poiché è con loro che si cresce assieme. Le mete degli allenatori, così come quelle dei giocatori non possono mai essere considerati traguardi definitivi, ma sempre nuovi punti di partenza.


Buona lettura

 

Adriana Scalise