n°02 di adriana Scalise
All Blacks Don't Cry
A Story of Hope
A partire dall'affermazione auto-confutante del titolo, il libro di John Kirwan ci appare come una sorta di diario interiore, dove gli eventi realmente accaduti fungono da semplice contrappunto cronologico a un racconto autobiografico la cui struttura assomiglia piuttosto a quella di una fiaba.
Il “Protagonista”, un giovane aitante e coraggioso, pieno di speranze, parte alla scoperta del mondo, un mondo fatto di conquiste e di realizzazioni, ma - ahimè! - lungo la strada egli incontra un grosso ostacolo: è l'”Antagonista”, quello che Kirwan definisce The black monster, The big D, ma anche più sottilmente The ugly mate. Come avviene nelle fiabe, anche il nostro cavaliere si appresta a combattere contro il “Drago”, ma questi è insidioso, sottilmente malvagio. Talvolta si palesa, talaltra si rende invisibile, sempre in agguato, pronto a tendere le sue trappole e a colpire inaspettatamente. Il coraggio e la forza della gioventù non sono sufficienti, per vincere il perfido “Drago” occorre esperienza e astuzia. Allorché - stremato dai combattimenti il Protagonista oramai sta per arrendersi - accade qualcosa di extra-ordinario, proprio come succede nelle favole al sopraggiungere di un “evento” che si rivela salvifico. Accade così anche nel racconto di JK al subentrare dell'”Accettazione”, termine che per il nostro autore non significa arrendevolezza ma “consapevolezza” della propria condizione, a cui farà seguito una coraggiosa, quanto necessaria richiesta di aiuto. Da questo momento in poi, quand'anche ancora lunga e disseminata da ostacoli, in fondo alla strada di questo Journey to wellness sarà possibile intravedere una flebile luce che infonde speranza al nostro eroe e lo invita a proseguire fino alla definitiva vittoria del “Bene sul Male”. L'autore e protagonista della storia abbandona quindi il tono cupo, ripetitivo, che contraddistingue lo stile della prima parte del libro e, mentre gli eventi si susseguono, costellati da tanti successi e qualche insuccesso, il ritmo del racconto si fa più arioso, più lieve. The black monster verrà definitivamente sconfitto, il prode cavaliere sposerà la sua bella principessa e insieme vivranno felici e contenti. Come tutte le fiabe, anche questa ha una sua “morale”: per raggiungere una vita pienamente soddisfacente è necessario dare ascolto alle proprie emozioni, imparare ad apprezzare le piccole gioie della vita e amare il prossimo di un sentimento sincero: un amore “incondizionato”.
La metafora della fiaba ci è servita per presentare con tono leggero un libro che al contrario è molto serio e profondo, in cui l'autore, ex campione degli All Blacks e oggi allenatore di livello internazionale, racconta la sua personale “disavventura”, alle prese con la depressione mentale, malattia di cui egli ha sofferto per anni e dalla quale ne è uscito vittorioso.
Il libro si chiude con un'intervista di Kirwan a Elliot Bell, esperto psicologo del Servizio Sanitario Nazionale Neozelandese, organismo che ha promosso un'importante campagna pubblicitaria per la quale Kirwan ha anche prestato la sua immagine. In forma semplice e dialogica ci vengono forniti alcuni suggerimenti pratici su come riconoscere e affrontare questa malattia che non vuole e non deve essere mai più considerata un tabù.
Adriana Scalise