n° 19 di Franco Luciani
Passato, presente e futuro
La rubrica Rugby Cult è ideata come uno spazio in cui rugby e cultura si incontrano, si incrociano, si mescolano, un luogo dove si narrano storie di rugby che hanno fatto la storia del rugby.
Giocoforza, i contributi della rubrica si sono finora rivolti al passato. Hanno evocato antichi giochi che ricordano quello moderno della palla ovale, ricordato partite, episodi e mete memorabili, recensito libri di storie vissute o dischi con canzoni leggendarie.
Volgere lo sguardo al passato per guardare al futuro: questo è l'obiettivo. Del resto, questo è quanto insegna e obbliga a fare il rugby: andare avanti, passando indietro...
Rugby Cult continuerà a essere questo: raccontare ciò che è stato per capire cosa siamo stati e cosa stiamo diventando.
Questa puntata è però dedicata al presente: una storia di oggi, che è già storia di ieri, ma che può diventare la storia di domani.
È la storia della Tre Rose, squadra di rugby di Casale Monferrato, iscritta al campionato italiano di serie C2. È composta quasi esclusivamente da rifugiati, richiedenti asilo passati per Lampedusa. Un rumeno, un argentino, un italiano, due albanesi, vari marocchini e molti ragazzi provenienti dall'Africa sub-sahariana. Un ragazzo ivoriano, prima di arrivare a Lampedusa con un barcone, ha attraversato a piedi il Burkina Faso e il Niger.
Quattro anni fa, il presidente della società ha avuto un'idea: proporre di fare rugby ai 150 profughi accolti in una cooperativa sociale della zona, che li assiste, in attesa che la loro domanda di asilo sia accolta o meno, con corsi di italiano e di formazione professionale. In molti hanno raccolto l'invito.
La Federazione ha concesso una deroga speciale per questa squadra, vale a dire poter schierare fino a 22 stranieri contemporaneamente, tra titolari e riserve. Del resto, è una squadra in eterno divenire, perché, al termine dell'iter burocratico per la richiesta d'asilo, alcuni se ne vanno; altri invece arrivano.
Domenica 28 maggio hanno vinto la loro prima partita dopo 15 sconfitte in altrettanti incontri.
La vera vittoria, però, è nella parole di uno dei giocatori: «Nella squadra siamo tutti uguali: bianchi, neri. Lottiamo insieme, e quando uno è in difficoltà allora è l'altro che lo aiuta. Poi alla fine della partita mangiamo insieme ai nostri avversari. È bello. Anche la vita di tutti i giorni, dovrebbe essere così».
Storie come questa fanno guardare al presente con occhi diversi e fanno ben sperare nel futuro.
Complimenti alle Tre Rose Rugby, e un grazie a Massimo Calandri per averla segnalata su repubblica.it il 31 maggio:
Buona lettura!
Franco Luciani