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arrivederci con le 9 serate 2016

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arrivederci al prossimo anno

Che dire, le 9 serate sono sempre state considerate un prologo, un momento di aggregazione e di amicizia, un modo per stare assieme in attesa dall’avvio della stagione agonistica per cominciare a fare sul serio. Hanno sempre avuto in se la caratteristica di aprire un capitolo senza però chiuderlo fino a fine stagione. Quest’anno forse è accaduto qualcosa di diverso, mai avvenuto prima, la manifestazione è uscita dal recinto del campo San Paolo (bello il colpo d’occhio griffato Conad in tutto l’impianto, segno di una nuova collaborazione…) e dai confini del rugby per come siamo abituati a conoscerlo. È approdata nella piazza del comune (piazza Rinaldi ndr) dove la Tarvisum si è mostrata per le cose in cui crede, così da realizzare una meravigliosa serata intitolata “sport che effetto che fa” nella quale si sono avvicendate delle belle persone in un susseguirsi di emozioni. Come non pensare a Magadelin Martinez con la voce tremante raccontare di come si cresce e si impara ad educare attraverso la delusione di una sconfitta. Ad Andrea Lucchetta che con la scala in legno portata direttamente in piazza racconta la sua scalata verso il successo e di come sia importante nella vita imparare a salire i gradini per poi sapere come scenderli quando i riflettori non saranno più puntati verso di te. A Paolo Vazzoler un vero capitano. A Damiano Tommasi che racconta la storia di un uomo (semplicemente un uomo) innamorato del proprio lavoro che tocca il cielo con un dito il giorno che il solito cliente del suo bar stacca gli occhi dal solito caffè, al contrario di sempre fino ad allora, per guardarlo e sorridergli come segno di apprezzamento, chiudendo poi il suo racconto spiegandoci che una differenza tra un campione e un barista innamorati entrambi del proprio lavoro è quella che solo il campione può farsi ascoltare mentre racconta una storia come quella. Grazie a loro e agli altri campioni che hanno dato il loro contributo, grazie al comune di Treviso, grazie agli amici Giovanni e Ofelio, grazie a Banca Generali, grazie a quel pazzi di Paolo, Guido, Chicco, Lisa e Sergio!

Ma non basta, nel susseguirsi delle serate abbiamo assistito all’esordio stagionale dei ragazzi in maglia rossa e come non dire che molti occhi erano puntati verso la panchina…. In bocca al lupo a Craig, Enrico, Nicola, ai ragazzi e a tutto lo staff!

E come facciamo a non dire che un sabato pomeriggio pigro, in attesa dell’esordio dell’Italia, si è trasformato, a mio modesto parere, nella più bella pagina di storia del rugby dall’inizio dell’era dei mondiali ad oggi. Quella precedente fu il 24 giugno 1995, giorno in cui Nelson Mandela, con il cappellino e la maglietta n°7 degli spingbooks, consegnò la coppa del mondo a Francois Pienaar capitano del sudafrica, ma il 19 settembre 2015 si è riscritta la storia, in questo caso il Sudafrica ha perso e io (come in molti, penso) per la prima volta nella mia vita mi sono sentito per un giorno davvero un po’ giapponese. Approposito di giapponesi, quest’anno anche il nostro Gigante si è trasformato in un piccolo esercito di giapponesi, chiusi nelle cucine della club house a sfornare panini, grigliate e patatine a volontà. Grazie Gigante!

Ma non è finita qui, perché per la prima volta le 9 serate hanno avuto come vera protagonista la musica, o meglio le canzoni, le canzoni di una volta, quelle della Tarvisium … Non esisterebbe la Tarvisium senza le sue canzoni, dice Nata il giorno dei 600 all’appiani, Ricky che le ha cantate su quel palco dice che secondo lui le canzoni della Tarvisium sono molto di più che una semplice testimonianza e ne nasce un idea che diventa un concerto, unico, solo per chi c’è stato. Ma diventa anche un cd, per chi ci sarà. “Ti sa miga, cosa se a Tarvisium….e i miei occhi incrociano quelli di Pier e Massi, non serve dire niente. Grazie Ricky, grazie davvero. E grazie a due amici, dai miei primi passi in Tarvisium due esempi, oggi soprattutto due visionari, di quelli che piacciono a me, quelli che invidio, perchè creano discussione e contraddittorio, perché hanno il coraggio del rischio (seppur responsabile e consapevole), ma soprattutto quelli a cui non interessa ciò che stanno facendo, ma ciò che lasceranno. Ebbene, io non so se Gibe e Guido siano consapevoli di ciò che hanno fatto, non credo lo fossero del tutto quando ci hanno pensato, non credo lo siano del tutto adesso, ma io so che quello che lasceranno alle future generazioni non ha prezzo. E’ la nostra storia, incisa laddove non si potrà mai più cancellare.

arrivederci all’anno prossimo e grazie a tutti

per esserci stati